Don Lorenzo Milani

Don Lorenzo Milani

26 Marzo 2022 2 Di Amelie

Il maestro non può insegnare pensieri ma deve insegnare a pensare.”

Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti venne al mondo il 27 maggio 1923 a Firenze sotto il segno dei Gemelli e lasciò questa terra il 26 giugno del 1967 a 44 anni a Firenze nella casa della madre.

Gli anni in cui visse furono caratterizzati dall’ascesa al potere del fascismo, dalla guerra e poi da un dopoguerra caratterizzato da povertà, analfabetismo e duri contrasti tra cattolici e comunisti.

Lorenzo nacque in una famiglia intellettuale borghese, laica, poi fu mandato a balia e successivamente con i suoi fratelli fu affidato a dei precettori con i quali imparò sei lingue, vivendo così in un clima culturale internazionale, vivace e stimolante. Gli stimoli continuavano anche in ambito strettamente familiare: il padre apprezzava l’intelligenza dei figli e la esercitava coinvolgendoli nella stesura di articoli o lettere e spronandoli sempre a fare domande.

Intraprese gli studi classici e, contrariamente alle tradizioni di famiglia, gli fu permesso di seguire il suo talento artistico e di non iscriversi all’università; coltivò la pittura frequentando l’atelier di un pittore tedesco a Firenze e così poté scoprire la bellezza dei colori del creato.

Intorno ai 18 anni e mezzo fece quattro incontri importanti: si iscrisse all’Accademia d’Arte di Brera dove scoprì l’arte sacra, sperimentò nei vicoli di Firenze la vera povertà attraverso le parole di una donna, trovò un messale nella casa di campagna e infine conobbe don Raffaele Bensi, che diventò il suo riferimento spirituale e lo sostenne nella scelta di entrare in Seminario a venti anni.

 Il maestro di pittura mi parlava della necessità nell’arte di andare all’essenziale delle cose, di vedere la loro unità dove ogni parte dipende dall’altra. A me non bastava cercare il rapporto con questi colori, ho voluto cercarli tra la mia vita e le persone del mondo e ho preso un’altra strada.

Gli anni del seminario furono anni di crescita spirituale, di condivisione, di incontri con seminaristi che si ponevano profonde domande sociali, ma anche anni di tensione con alcuni insegnanti per la modalità educativa.

Dopo un periodo come cappellano di Montespertoli fu mandato a San Donato di Calenzano: qui sperimentò per sette anni la sua missione spirituale e sociale creando la Scuola Popolare di San Donato, dove contadini e operai ebbero l’occasione, tramite le sue lezioni, di riscattarsi dalla situazione sociale e culturale in cui vivevano. In questo periodo iniziò a sperimentare la scrittura collettiva.

I suoi 28 anni furono difficili: da una parte si ammalò di tubercolosi e dall’altra ebbe grandi difficoltà relazionali con la Curia, che alla fine lo esiliò a Barbiana, una parrocchia di montagna, chiusa da tempo per il suo isolamento, senza strada, acqua, luce. Don Lorenzo accettò questa nuova destinazione non serenamente ma onorando il voto di obbedienza; fu comunque pronto a ripartire da zero e nell’assoluta povertà. A Barbiana creò una rete di relazioni con gli abitanti sparsi sul territorio, una scuola per ragazzi di tutte le età, che a scuola altrimenti non sarebbero mai andati, migliorò le condizioni di vita del luogo. Diede insomma ai suoi allievi la possibilità di essere visti e di sviluppare le loro capacità, offrendo una alternativa ad una vita che sembrava destinata solo al lavoro nei campi. In quel luogo disperso sulle montagne e nemmeno segnato sulle mappe, arrivarono da ogni dove personalità, giornalisti e gente comune per conoscere e sostenere il suo progetto e i ragazzi della scuola.

Un gesto da parte della Curia che voleva essere punitivo e di emarginazione, fu trasformato da don Milani in un meraviglioso e riuscitissimo esperimento sociale.

Tanti pensano che quando si fa qualcosa per i poveri si fa per loro un dono, ma non è così, quando si fa una cosa per loro non si fa la carità, ma si paga un debito.

A 37 anni la malattia, che da tempo si era mostrata, lo costrinse molte ore a letto ma da lì lui spronava tutti a fare scuola.

A Barbiana la scrittura collettiva diventò fonte di libri, lettere e articoli ed essa si svolgeva con ricerche, approfondimenti, studi, confronto, messa in discussione di ogni minima parola o pensiero. Da questa modalità nacquero Esperienze Pastorali, Risposta ai cappellani militari, Lettera ai Giudici fino ad arrivare all’ultimo testo: Lettera a una professoressa.

A 43 anni tornò a casa dalla madre e dopo giorni di riconciliazioni e incontri con i suoi ragazzi emise l’ultimo respiro e fu deposto nel cimitero di Barbiana.

Testi consigliati:

Lorenzo Milani. Lettere alla mamma 1943-1967, a cura di Alice Milani Comparetti, Arnoldo Mondadori editore, 1973

Lettera a una professoressa, Scuola di Barbiana, Libreria Editrice fiorentina, Firenze, 1967.

A cura di Alessandra Pini