Fabrizio De Andrè, cantautore
Fabrizio De Andrè nasce a Genova il 18 febbraio 1940, agli albori dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Sin dall’infanzia a Fabrizio fu lasciata libertà di giocare nella natura e poi nei quartieri genovesi ed in lui è presto evidente un carattere indipendente, che nel corso degli anni diviene intransigenza e ribellione verso la società e le cose che lo attorniavano. Da adolescente frequenta i carruggi e i luoghi più malfamati, dove incontra un’umanità variegata e diversa da quella dell’entourage familiare.
Sempre in questi anni ha l’incontro con la chitarra, la poesia, le musiche e i testi di Brassens, cantautore anarchico francese, così a 17 anni si iscrive al partito anarchico e a 19 si determina come anarchico individualista, accogliendo il pensiero della determinazione del singolo e della sua volontà su determinanti esterne quali la società o gruppi, che sarà il tema sempre presente nelle sue opere.
Di carattere riservato ma dotato di una voce inconfondibile e di una grande sensibilità, già a 21 anni comincia a scrivere le sue prime canzoni che portano incontro al pubblico temi come l’antimilitarismo, la tolleranza e l’accoglienza del diverso e tutto ciò che muove l’anima umana tra vizi e virtù. Crea il suo personale stile che lo fa essere una voce fuori dal coro del panorama musicale e culturale italiano. Attraverso un’osservazione oggettiva e attenta della realtà scrive i testi delle canzoni e invita l’ascoltatore a crearsi un’immagine che parla all’anima per poter far nascere un pensiero proprio e critico rispetto a quanto descritto.
A 35 anni si esibisce per la prima volta in un concerto dal vivo. Da qui in poi Fabrizio si apre al mondo collaborando con altri artisti e dando vita ad album nei quali è sempre più voce “di tutte quelle persone che nella difesa dei loro diritti tentano semplicemente, senza fare male a nessuno, di somigliare a sé stesse e così facendo difendono la libertà” contro un apparato statale sempre più iniquo e la globalizzazione ed omologazione culturale, che finiscono con emarginare le minoranze, le piccole comunità e l’individualità personale. Per dare forza a questo introduce nei suoi dischi canzoni cantate in alcuni dialetti italiani, come il genovese, il gallurese, il napoletano, e si rifà alla musica mediterranea e provenzale madre di tutte le musiche folkloristiche europee.
Fabrizio de Andrè muore a Milano l’11 gennaio 1999, meno di un mese prima del suo sessantesimo compleanno, di una malattia incurabile.
Libri consigliati:
Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, Edizioni Feltrinelli.
A cura di Martina Brandalise
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