La musica come rifugio di pace

La musica come rifugio di pace

7 Dicembre 2022 5 Di admin

a cura di Simone Scarparo

All’inizio, quando ho deciso di affrontare questo tema come argomento dell’elaborato finale del primo anno, mi ero prefissato di portare più fonti possibili esterne ad integrazione del mio racconto. In realtà ho deciso di farmi aiutare semplicemente da due cari amici. Ce ne sono molti altri ma loro due sono speciali ed in un certo senso li rappresentano tutti.

Perché per me la musica è rifugio di pace?

Per rispondere a questa domanda devo partire dalla comparsa di un mio fedele compagno di viaggio:

 ” L’attacco di panico”. 

Paralizzante, improvviso, come se una mano invisibile avesse premuto un tasto; non riuscivo più a fare nulla, anche respirare era difficile. Volevo solo scappare. Uscire da quella situazione agghiacciante. Era panico allo stato puro. 

Non potevo immaginare che quel primo strano fenomeno giovanile avrebbe condizionato tutta la mia vita. 

Ma cosa centra la musica con gli attacchi di panico?

Qui entra in scena il mio primo amico: a Roma al Festival di Caracalla incontro ” Rigoletto” ovvero il Maestro Giuseppe Verdi (1813 – 1901).

Le vicende di quel gobbo mi aprirono un mondo meraviglioso. Ero entrato in una dimensione che riusciva a toccare in maniera totale le mie corde, il mio cuore. Mi erano bastati dei semplici :”La rà, la rà, la rà……” cantati dal protagonista impegnato nella disperata ricerca della figlia Gilda rapita dai cortigiani, per farmi innamorare di questa musica e per sentire che dentro di me qualcosa o qualcuno mi stava aiutando. Mi piace pensare che il mio angelo mi abbia mandato la musica del Maestro in aiuto sottoforma di un gobbo e che quel gobbo fosse anche lui in preda ad un attacco di panico nella ricerca della figlia.

Era il mio strumento di libertà e di pace.

 La musica verdiana è un arcobaleno di sentimenti, parla agli uomini di uomini, con le loro gioie, amori, dolori, tradimenti, passioni, ideali, slanci eroici…. Ma quello che è importante per me è che ha la capacità di scuotermi e di avvolgermi quando sono attivato e di spronarmi quando sono svuotato. Questa musica si era offerta a me in un momento di profonda crisi come ansiolitico magico. “La forza del destino” tanto per citare un titolo di un’opera verdiana mi ha offerto un primo antidoto a questo indesiderato compagno di viaggio.

Ho cominciato ad approfondire anche la vita del Maestro, attraverso la lettura di libri e anche questa parallela ricerca mi dava calma e tranquillità. Ma la cosa più importante è stato immergermi nei Suoi luoghi con la Sua musica nel cuore, visitando più volte, Roncole paesino natale, Busseto e la villa di Sant’Agata rifugio della maturità insieme con la seconda moglie Giuseppina Strepponi. Il potere, l’energia di questi luoghi mi fornivano un altro ansiolitico. Il pensarli chiudendo gli occhi, il vedermi passeggiare per il parco della villa mi hanno sempre dato calma e una pausa dagli attacchi più feroci. 

E’ uno dei pochi autori che mi fa piangere, che riesce a toccare in maniera assoluta i miei sentimenti.

La musica si offre come luogo di pace anche nel momento più brutto, più nero, più scoraggiante ed avvilente dell’attacco di panico, ossia quando stai nuovamente bene e, non ti resta che contare i danni del suo passaggio. Gli effetti sono veramente pari a quelli di un tifone. Ti rendi conto dell’ennesima occasione che hai perso, delle persone che hai allontanato, della vita che non hai vissuto. E qui la musica arriva non più come calmante ma come tonico. In questo momento è portatrice di emozioni “risorgimentali” per dirla alla Verdi. Ancora una volta trovo conforto in sensazioni, in immagini che per me solo queste note trasmettono. La musica ancora una volta riesce a commuovermi e il pianto è in questo caso liberatorio, resetta un sistema imballato. Ascoltando queste splendide arie riesco a ritrovarmi, riesco ad immaginarmi in luoghi di pace e calma rigeneranti. 

Qui veramente mi sento di dire, come il pubblico dopo aver ascoltato le ultime note del “Va Pensiero“: 

“Viva Verdi”!

Concordo pienamente con quanto afferma Franco Mussida (musicista e compositore, fondatore della Premiata Forneria Marconi, ricercatore nell’ambito della Musica nel suo rapporto con il mondo emotivo ed ideatore del Progetto CO2, attualmente in essere presso molte carceri italiane, che mette a disposizione dei detenuti un nuovo metodo di ascolto emotivo e consapevole), quando afferma nel suo libro: “Il pianeta della musica”, che la buona e vera musica, ossia quella fatta con veri strumenti: “è uno specchio per l’invisibile”, uno strumento che ci mette in grado di poterci osservare interiormente. La musica è: ”Energia emotiva attiva”. 

Mi rendo conto che quanto ho cercato di esprimere a parole non renda a pieno l’idea dello sconquasso interiore che un attacco di panico provoca, e quanto la musica mi sia servita per riuscire a tornare alla luce e a dare letteralmente un senso al domani.

A questo proposito introduco il mio secondo amico il Maestro Gustav Mahler (1860 – 1911).

A mio personalissimo giudizio, ed è un giudizio di cuore, Mahler rappresenta l’apice del sinfonismo del novecento. Le sue sinfonie rappresentano realmente dei quadri narrativi meravigliosi di contemplazione della natura, di ricerca spirituale e religiosa, ma anche specchi di tormenti di vita, di enormi traumi e delusioni e dolori. 

Ho avuto la fortuna di cominciarLo ad ascoltare da adulto. A Verona nel mio negozio di dischi preferito per caso. Ancora una volta la musica arrivava da sola, mandata nel momento giusto; momento nel quale, mi si passi il termine, alcuni “tormenti” cominciavo a sentirli anch’io con frequenza e soprattutto cominciavo ad accusare molta stanchezza. Sicuramente la musica, ascoltata negli anni precedenti, come una medicina a lungo somministrata, cominciava a perdere effetto ed il mio compagno di viaggio continuava a cambiare modalità di manifestazione.

La musica di Mahler come quella di Verdi, mi commuove. Mi scarica, abbassando l’intensità dell’attivazione portandomi fuori dalla palude della paura.

La Seconda Sinfonia dal titolo: “La Resurrezione” mi aiuta grazie ad alcune parole del Maestro, con qualche mio aggiustamento, nella visione che Lui stesso da dell’ultimo movimento della sinfonia (in tutto son cinque) per cercare di spiegare come dal buio di un attacco di panico la musica riporti alla luce:

“….. nel silenzio più totale e buio (= attivazione), ci sembra di sentire un usignolo (= arriva la musica in aiuto) in lontananza, come un’ultima eco tremolante della vita terrena (= perdita del controllo). Si innalza, tenue, un coro di santi e di creature celesti: “ Risorgerai – (Aufersteh’n, ja aufersteh’n wirst du mein Herz, en einem nu! = Risorgerai, si risorgerai mio cuore, in un attimo! – Momento questo di massima potenza espressa dal coro sorretto dall’orchestra, dove la parola Aufersteh’n – Risorgerai – risuona a mio avviso come definitiva vittoria, infatti di solito qui mi commuovo e la Musica del Maestro mi dice: “Tranquillo ne usciamo anche questa volta), si Risorgerai”.

E ora appare Iddio nella Sua gloria! Una luce meravigliosa (= la Musica riequilibra tutto e tranquillizza), soave penetra fino al nostro cuore  – è Pace e beatitudine! (= stiamo vincendo). Non c’è giudizio (= non devi essere il tuo più severo censore), non c’è peccatore, né grande, né piccolo, …… Una sensazione irresistibile d’amore (= calma ritrovata e nuovo slancio per il domani, nuovo sogno) pervade ed illumina tutto il nostro essere di una consapevole beatitudine (= sono tornato io).”

Grazie Maestro di cuore!

(La citazione è presa da: ”Gustav Mahler e il mondo incantato del Wunderhorn” di Adele Boghetich ) 

Avevo in origine deciso di terminare qui il mio elaborato, perché Mahler esprime tutto, ma recentemente è successo che andando a lavoro in macchina abbia ascoltato una canzone di un cantautore italiano che mi piace molto: Roberto Vecchioni. La canzone si intitola:” Sogna ragazzo sogna”. Così ho deciso di chiudere il tutto riportando alcuni cenni del testo della canzone per sottolineare che non bisogna smettere mai di sognare e di combattere perché gli attacchi di panico si possono e si devono superare. 

“CHIUDI GLI OCCHI, RAGAZZO E CREDI SOLO A QUELLO CHE VEDI DENTRO STRINGINGI I PUGNI, RAGAZZO NON LASCIARGLIELA VINTA NEANCHE UN MOMENTO………”

a cura di Simone Scarparo