Maschile e femminile

6 Maggio 2020 Off Di Amelie

l motivo scelto deriva da tante situazioni della mia vita dove mi sono sentita confrontata con pregiudizi nei confronti di qualità, attribuite a uomini o donne, e non viste come qualità esistenti nel mondo, indipendentemente dal genere.

Ho cercato delle pubblicazioni scientifiche attuali per comprendere cosa caratterizzi tradizionalmente il femminile e il maschile, chiedendo anche a un amico che si era occupato più approfonditamente del tema. Avevo in mente che mi ero un po’ ribellata contro la tesi quasi “dogmatica” sentita da parte antroposofica, secondo cui la donna ha un corpo eterico maschile e l’uomo invece femminile.

Mi sono anche chiesta se stia avvenendo un cambiamento nelle femmine e nei maschi nel vivere queste qualità.

Alla fine ho scelto tra le pubblicazioni tre che mi presentavano la conoscenza attuale della ricerca gender: una che si usa alla facoltà di sociologia di Innsbruck, una di Judith Butler, la corifea in questi studi, e una di Gerald Hüther, neurologo tedesco che cita anche Michaela Glöckler. E per caso ho ritrovato tra i miei libri un volume di Gudrun Burkhard, dal titolo Maschio e femmina, che avevo letto già nel 2000 quando era uscito.

Oggi esistono diverse teorie in questo campo. Una afferma che come si sviluppa un maschio o una femmina dipende dall´istruzione scolastica, dal grado di individualizzazione e dalla possibilità di vedere le molteplicità. Secondo loro “stereotipi sessuali sono conserve culturali”.

Così l´identità diventa un processo pieno di tensioni fra il sentire e il volere individuale e le aspettative da diversi componenti sociali. Oggi le femmine hanno sviluppato anche capacità che una volta erano attribuite ai maschi e viceversa, così le posizioni e gli atteggiamenti cambiano.

Lo stereotipo della femmina empatica e sempre adatta alla maternità non trova conferma nelle ricerche di Elisabeth Badinter, sociologa francese. Lo definisce come relitto che ha avuto il suo punto di spicco nei sistemi fascisti, che facevano della maternità un compito eroico e naturale della donna.

Anche il ruolo del padre è in cambiamento, si vuole occupare di più dei suoi figli, ma a volte gli manca l’esempio vissuto, perché il proprio padre era assente.

La facoltà della previdenza e dell’empatia risultano istituzionalmente, non per natura, femminili. Dipende dall’ambiente culturale nel quale si cresce. L’etica della previdenza individuale, secondo le autrici, non è una facoltà femminile, bensì un separarsi dalla fiducia in dio che ancora Kant propagava, cioè una forma moderna dell’etica.

La flessibilità delle donne nella storia risultava dal fatto che non potevano ribellarsi apertamente.

Ci sono anche ricerche sull´androginia che garantirebbe alle persone più possibilità di muoversi nel mondo e una salute psichica potendosi muovere liberamente, ma ci sono anche voci critiche che vedono l’androgine troppo vicino al maschile. Per quello oggi si preferisce parlare di transgender o cross-dressing, ovvero la ricerca di personalità in continuo cambiamento. Dal punto di vista morfologico c´è un continuum tra figura femminile e maschile, fatto affermato dalla biologia.

Tutto quello che succede nell’andamento dello sviluppo umano nel campo biologico viene influenzato e guidato in una certa direzione dalle circostanze sociali, culturali e spirituali di un certo periodo. Nel tempo stesso però c’è anche l`influenza del sostrato biologico – Gerald Hüther la chiama matrice biologica. L’essere umano possiede la libertà di usare le attitudini e di allargare sempre di più il potenziale spirituale e culturale. Lui vede una costituzione più debole nel corpo dei maschi. Consiglia di lasciare loro conoscere molte situazioni nuove, non vederli come risorsa dei propri egoismi ma farli diventare uomini coscienti e autonomi secondo il loro modo di essere.

Il processo di diventare uomini – sempre secondo Gerald Hüther – dal punto di vista biologico si chiude con la maturità sessuale. Ma diventare uomo come individuo va avanti per tutta la vita.

Gudrun Burkhard inizia il suo libro percorrendo la storia e cita la genesi del Vecchio Testamento, dove si parla dell’ermafrodita nel mondo eterico nella sfera tra la luna e la terra che ancora è in contatto con il mondo spirituale.

Caino e Abele rappresentano la polarità tra il femminile e il maschile; Abele ha curato le pecore che secondo la Burkhard sono il simbolo del mondo spirituale. Per quello i figli di Caino sono diventati scienziati, tecnici e artigiani, figli della terra pieni di passione, quelli di Abele e Seth, il terzo figlio di Adamo ed Eva, sono figli degli dei ascetici.

La Burkhard parla inoltre delle differenze biologiche: l’uomo entra più profondamente nel corpo e la donna mantiene maggiormente il contatto con il cosmo e non ha mai perso del tutto il paradiso. L’uomo deve avvicinarsi a questo tramite i suoi sforzi e ha ricevuto come compensazione la terra. Andando avanti spiega tutte le differenze nel dettaglio che qui non posso presentare interamente.

Quando si differenzia anche il corpo animico nasce l’immagine dell’eterno femminile e dell’eterno maschile, anima e animus. A seconda della costituzione corporea nei due generi si sviluppa di più l’animus o l’anima.

L’uomo dovrebbe integrare la sua anima per sviluppare la capacità di amare e di parlare dei suoi sentimenti per collegarsi con la sua spiritualità e cercare una

conoscenza intuitiva per non finire nel maschilismo. Guarisce con l’arte, la religione, la ricerca del suo io vero e con il pensare intuitivo.

La donna deve sviluppare forza di iniziativa ed energia, la capacità di sviluppare idee chiare, di vedere in modo oggettivo e ordinare i suoi sentimenti se integra il suo animus. Curare l’animus vorrebbe dire cercare una collaborazione egalitaria, vivere le sue capacità nel suo lavoro, trovare il suo Leitmotiv.

Alla fine ho trovato che il principio del femminile e maschile esiste indipendentemente dal genere. Le norme che definiscono i ruoli dei generi possono costituire un’armatura intorno all’essere di un giovane e opprimono un sano sviluppo, come mostra la fiaba “Il principe ranocchio”, dove le regole che il padre ha stabilito sono come una cintura di ferro stretta intorno al corpo del principe. Il ragazzo deve spezzare questi legami rompendo la cintura.

La via all’autocoscienza deve svolgersi senza regole che vengono da fuori.

A cura di Monika Mallojer