Alla ricerca dell’equilibrio tra controllo e fiducia

Alla ricerca dell’equilibrio tra controllo e fiducia

29 Aprile 2023 1 Di Camilla

a cura di Charlotte Wooning

Sono anni che sto cercando un equilibrio tra controllo e fiducia, non solo perché queste due forze mi creano situazioni complicate nella vita ma anche perché chi mi sta intorno spesso mi consiglia di lasciar fluire…..ma come posso metterlo in pratica?

Da quando ho deciso di portare  l’elaborato personale con questo tema, mi sono messa in ascolto, sicura che la vita mi avrebbe portato tutto ciò che mi servisse per capire. In effetti è andata proprio così.

Innanzitutto ho preso in mano il vocabolario per definire bene i termini che troppo spesso usavo a sproposito:

Organizzare: coordinare vari elementi che costituiscono un insieme in modo che concorrano alla realizzazione di un fine comune.

Controllare: verificare, accertare la validità di qualcosa, ma anche dominare e padroneggiare

Fiducia: sentimento di sicurezza che deriva da una valutazione positiva di fatti, circostanze o relazioni.

Affidarsi: lasciare con fiducia qualcuno o qualcosa alla cura di altri.

Fede: adesione religiosa a una verità rivelata non sensibilmente tangibile.

Come primo passo è bene distinguere i due termini organizzazione e controllo. A livello famigliare e lavorativo è importante che ci sia una buona organizzazione. Avendo una famiglia numerosa, l’uso di una agenda è assolutamente indispensabile per programmare i vari impegni di ciascuno e sincronizzare vacanze, attività sociali e impegni vari. Questa può diventare una attività limitante, visto che tutta la famiglia si deve riferire alla famosa “agenda di mamma”, il che lascia poco spazio alle improvvisazioni. Avendo bene in mente le priorità, che per noi una è la famiglia, in un attimo si possono annullare o spostare impegni meno importanti.

Invece se parliamo di controllo, noto nella definizione due qualità di controllo: da una parte il verificare e accertare e dall’altro padroneggiare e dominare. Posso dire che utilizzo bene tutti e due questi aspetti. Per quanto riguarda l’accertarsi, sono una persona molto curiosa e sono anche attenta a filtrare le informazioni di cui verifico sempre la fonte o l’attendibilità. In un periodo come i passati due anni mi è risultato molto utile questo approccio e mi ha permesso di portare a coscienza sia mia che della mia famiglia dinamiche altrimenti difficili da comprendere o accettare.

Inoltre attraverso la lettura fisiognomica, mi accerto che le persone intorno a me stiano bene e ovviamente il consiglio o rimedio parte quasi in automatico. Se la persona è interessata, io rispondo più che volentieri per quello che è di mia conoscenza altrimenti lascio cadere l’argomento. Nel 100% dei casi i miei figli non chiedono mai una ulteriore delucidazione, al limite mesi dopo, ma ho imparato ad attendere.

Mi accerto e verifico anche le compagnie frequentate dai figli aprendo la casa a tutti i loro amici che possono organizzare pizzate, merende e  feste e se bevono qualche birra di troppo, rimangono anche a dormire. Le prime volte preparavo bene i letti o materassi con lenzuola profumate, ma nel tempo i miei ragazzi me lo hanno vietato, anche perché diventavano tanti, e per mia fortuna poco esigenti: il divano o il sacco a pelo piacevano di più. Ora come ora mi ritrovo spesso la mattina tante paia di scarpe che non conosco e mi basta contarle per sapere quante persone extra ci sono in casa. Gli amici dei miei figli vengono sempre molto volentieri e da ciò deduco che lascio libertà di gestione. Perché è di questo che si tratta. Quando la verifica diventa controllo è perché non si lascia la libertà al prossimo di agire. Non si rispettano gli spazi. Nel pensiero di fare del bene o aiutare, la maggior parte delle volte si preclude che qualcosa di diverso e altrettanto bello possa accadere, come in un senso unico.

Parliamo ora di fiducia: se è vero che la fiducia è intesa come sentimento di sicurezza che deriva da una valutazione positiva, allora io ho fiducia da vendere, perché, accertando e verificando praticamente tutto, ho fiducia in tutto quello che è positivo. Quindi a questa parola ho dato una valenza pratica, vivo in fiducia situazioni che conosco. E che fare con le situazioni che non conosco? A questa domanda risponderò in seguito.

Affidarsi è una questione già più complessa nella mia mentalità: affidare in fiducia qualcosa o qualcuno alle cure di altri. In fiducia significa che ho già verificato prima, quindi teoricamente posso lasciare andare. Invece non succede così. Se una persona è convinta di fare quasi tutto con più cura, con più conoscenza, con più talento, quindi meglio, come fa ad affidarsi? Questo implica un lavoro personale e una qualità che è molto più profonda, complessa e difficile da esporre, ma io ci proverò!

Avere Fede: credere in qualcosa di non tangibile. Partiamo dagli aspetti più semplici come andare dal dottore. Se hai bisogno di una visita medica non puoi che avere fede nelle sue capacità, perché un foglio dove ci sia scritto che è laureato in medicina generale non mi basta come garanzia. Un buon medico, a mio parere,  è una persona con tanta esperienza e umanità, disponibile all’ascolto e pronto a mettersi in discussione. Ma questo ha a che fare con il suo mondo interiore, aspetto che io non conosco. Mi posso fare delle idee ma non garantisce nulla.

Se invece mi con-fido (stare in fiducia con-) con un amico, nulla mi dà la certezza che mantenga la promessa, fatta di parole, di custodire il mio segreto. Anche qui si basa tutto su un qualcosa di non tangibile, l’onestà dell’altro.

Proviamo a vedere come funziona con i figli. Devo avere fede nei figli perché la fiducia è qualcosa che è sotto il mio controllo, ma i figli sono una variabile, agiscono secondo il loro vissuto, secondo le loro idee, acquisite anche dalla società, e nulla garantisce che si comportino secondo i valori insegnati dalla famiglia e che si vorrebbe tanto “vedere” nelle loro azioni. Vedere perché dà più certezze.

Oggi la parola fede si usa principalmente in senso religioso. Se sei cattolico hai un tipo di fede, se sei protestante hai un’altra fede e così per tutte le religioni del mondo. Anzi spesso è considerato tabù, come una violazione della privacy. A volte, mi capita, durante una cena con amici o in famiglia, di parlare di fede; quante volte vedo gli occhi delle persone rivolte al cielo, più come gesto di esasperazione che di devozione. Ma Fede è una parola, un concetto universale, è una forza interiore. Steiner ci dice che senza fede diventiamo aridi, come le foglie secche in autunno. Questo pensiero mi ha fatto molto riflettere. Se non hai fede ti chiudi, non permetti il flusso degli eventi, non permetti relazioni, non permetti di essere aiutato, sei chiuso al futuro. Come fa così il futuro ad entrare nella tua vita? 

Ho cercato di capire il momento storico in cui la fede ha lasciato sempre più posto al controllo nella mia vita. Sono quasi sicura che questo passaggio è successo con l’arrivo dei figli e voglio spiegare il perché:

Si può dire che fino a 16 anni la maggior parte del tempo lo trascorsi nei boschi sia i primi 9 anni in Olanda che i successivi a Montorfano vicino al Lago Maggiore. Essendo una ragazzina molto sognante con  gli occhi spalancati al mondo, ero molto aperta ad ogni incontro e ogni evento. Per me non c’erano mai problemi, solo occasioni. Non avevo molto l’abitudine di mettere in discussione o riflettere  sugli eventi e questo mi ha salvato da un certo punto di vista ma non ha sicuramente nutrito la mia memoria che ha notevoli lacune.

Con l’arrivo dei figli e il bisogno di ricordare tutto della loro crescita, mi misi a fotografare e scrivere, cominciando a gestire le loro energiche vite. Ben presto ci presi la mano e cominciai a decidere tutto per la mia famiglia, marito compreso (al quale veniva comodo visto che lavorava sempre per tante ore al giorno). “Il caso” vuole che il primo figlio a due anni si rivela un bambino di un’energia, curiosità ed audacia incredibili. Molte volte si metteva in situazioni anche pericolose che mi facevano perdere anni di vita dallo spavento. Nel frattempo il fratellino di temperamento più flemmatico, che voleva imitare il suo fratello eroe, si metteva nei guai facendo cose che non erano nelle sue corde.

Ormai avevo imparato che se ero al telefono o c’era silenzio in casa, c’era da tremare. Quindi prima di fare qualunque cosa, era meglio controllare se i bambini fossero al sicuro.

Credo proprio che da qui la situazione sia degenerata, perché come si dice, da cosa nasce cosa, e io ho stretto sempre di più il cerchio fino ad incatenare tutto e tutti nei miei programmi e schemi. Mi rendevo conto che non era un bel vivere ma almeno avevo tutto sotto controllo, a modo mio e purtroppo anche a carico mio.

Questa è la versione dal punto di vista pratico, ma dal punto di vista più sottile, internamente, cosa mi era successo? 

Avevo paura, ero inquieta ed angosciata difronte ad ogni cosa. Avevo paura che i bambini si facessero male, che la cena non fosse pronta al rientro del marito, che la casa non fosse perfetta, di arrivare tardi all’asilo e al lavoro, di far vedere che ero stanca, di non essere una brava mamma, moglie, figlia, cittadina ecc.

Avevo una visione molto materialistica della mia realtà, nonostante andassimo a messa tutte le domenica mattina secondo il manuale del buon cattolico.

Quando si può uscire da una tale situazione? Quando si tocca il fondo e con un atto di volontà personale si cambia.

Di atti di volontà ne ho fatti tantissimi a dire il vero. Prove su prove. Ma il grandissimo cambiamento è arrivato con una tempesta: il figlio grande mi annuncia che la vuole fare finita, non ci sta più nel sistema! A scuola, con gli amici, in casa, per lui tutto era pesante.

In quell’istante il mondo si ferma e in pochissimi secondi si distingue benissimo il bene dal male, le priorità e le esigenze reali. E’ tempo di agire:

Mi sono affidata al consiglio di una amica, di portare il ragazzo da un pedagogista in gamba di nome Marcus Fingerle a Verona. Per un anno intero lo abbiamo portato settimanalmente a consulenza, trascinando dietro anche la terzogenita, per cui non trovavo mai una sistemazione. Nel frattempo ogni 3 settimane anche io e mio marito andavamo dal professore per il rendiconto (e qualche tiratina di orecchie). Ci dava indicazioni di come gestire la situazione. Ricordo una volta che ci disse che dovevamo comprare il motorino al figlio. Quella volta sono uscita dal suo studio veramente arrabbiata: come si fa a dare un consiglio del genere in questi tempi con tutti i pazzi che girano sulle strade. Solo con il tempo mi resi conto che non si trattava del motorino o altro…..la sua domanda era: vostro figlio legge nei vostri occhi la fiducia che avete in lui? Questo era il punto cruciale! La fiducia! E’ stato un anno di lavoro su noi stessi intensissimo e dolorosissimo; ma quanto ha fatto la fiducia per noi?! Nostro figlio ha riposto la sua fiducia in noi per chiedere aiuto, noi che abbiamo riposto fiducia nei consigli del prossimo e la fiducia nel fatto che insieme ne saremmo usciti.

Da questo punto è partita la mia volontà di lasciare il controllo di ottava bassa e alzare la frequenza del mio sguardo. 

In seguito, ho sperimentato consapevolmente tantissime volte la benevolenza della fiducia, della fede. Anche quando organizzavo eventi, proponendomi come canale per qualcosa di più alto, il successo era assicurato e senza sforzo, era quasi una magia. Il controllo tenta sempre di metterci lo zampino, ma conoscendolo meglio, si riesce, o almeno si prova, a gestirla.

Ora che sono in un percorso di studio dell’antroposofia mi rendo sempre più conto che per vivere una vita piena bisogna portare a coscienza quello che sotto sotto muove la realtà materiale e che attraverso il sapere si può arrivare ad una fede profonda, accompagnati da schiere sempre pronte ad aiutarci e che non ci lasceranno mai soli, ma circondati di  Fede, Amore e Speranza.

Questa è la teoria, ma come ho affrontato in pratica il ritorno alla Fiducia e alla Fede nella mia vita? 

Prima di tutto con il tempo! Mio marito mi ha ripetuto per 25 anni: “Dai tempo al tempo”. Non gli avevo mai dato retta, perché io avevo fretta e le cose vanno risolte subito. Bene, mi sbagliavo! 

Avevo un docente che mi diceva sempre: “se osservi la natura, imparerai tutti i segreti della vita”. Io mi ero messa in osservazione tantissime volte ma avevo aspettative che non mi permettevano di vedere. Nel tempo ho capito una delle tante verità di Madre Natura: il seme ha bisogno di acqua, cure e tempo per germogliare. E questo vale anche per le nostre azioni e i nostri pensieri.

Un’altra cosa che ho fatto è mordermi la lingua, in linguaggio figurativo. Sì perché se si parla sempre, prima di tutto senti sempre le tue stesse teorie e non si ascolta quello che l’altro ha da dirti, che porta sicuramente qualcosa di nuovo.

Non è facile non ricadere nella trappola del controllo, ma per fortuna ho spesso qualche angioletto che mi ricorda il mio impegno. Come una volta che una persona mi disse: “cara mamma, fai 4 passi indietro”. Non uno, non due, ma ben 4.

Un’altra cosa tra le tante che ho sperimentato è l’acquerello. Lo praticavo già da tempo, ma ovviamente dominando e imprimendo la mia volontà al colore. Un giorno, una maestra nuova, mi chiede di far fluire il colore sul foglio e vedere cosa succede. La prima macchia di colore era andata benissimo sul foglio bianco. Avevo creato un’oca accompagnando il colore. Poi mi chiede di aggiungere un’altra macchia di colore vicino e vedere cosa succede. Ci ho messo 5 minuti prima di riuscire a mettere il colore nuovo, ero quasi disperata, cosa sarebbe successo alla mia oca? Invece con grande sorpresa la nuova macchia, accompagnata da me con il pennello, si trasformò in un bellissimo cespuglio verde. Dopo diverse pennellate con vari colori, ne uscì un gran bel quadretto e io ero molto soddisfatta, anche perché ero riuscita ad affidarmi. Alla fine la maestra mi chiese di creare la nebbia sul disegno, usando l’acqua sporca dove avevo risciacquato i pennelli. Orrore, in un batter d’occhio si scatena dentro di me una tempesta di emozioni che mi portò a pensare alla fuga: non volevo rovinare il mio quadretto. Con gentilezza la maestra mi guidò in questa nuova fase e non potei fare altro che affidarmi un’altra volta. Il risultato era bellissimo, con poche spennellate si era passato da un paesaggio primaverile ad un paesaggio autunnale. Confesso che ridevo da sola. Ma che fatica lasciar andare…..

Anche le mie piante in casa mi stanno aiutando in questa missione. Non si può forzare nulla. Bisogna lasciarle parlare. Ascolti, osservi: le foglie, la terra, il colore e l’inclinazione della stessa. Il tempo rallenta automaticamente, fino al momento che senti risuonare nelle orecchie “lascia il tempo al tempo”.

Anche leggere le fiabe, non le favole, ti insegnano ad avere fiducia nelle tue forze e nell’aiuto del prossimo. Raramente leggevo le fiabe ai miei bambini, cosa che faccio ora per me stessa e che spero io possa fare per i miei nipotini.

Per aiutarmi, mi sono creata una routine quotidiana per fare spazio a nuove energie/entità che possano accompagnare la mia giornata. Una grande mano me l’ha data “La preghiera di devozione” di Steiner. Che leggo tutte le mattine:

La preghiera di devozione

Ciò che verrà, ciò che anche la prossima ora,

il prossimo giorno mi potranno portare incontro,

sebbene mi sia del tutto sconosciuto,

non lo posso cambiare mediante alcuna paura o timore.

Io l’attendo con il più profondo silenzio dell’anima,

con la più assoluta calma del mare del sentire.

Colui che può andare incontro al futuro con tale calma,

e tuttavia non lasciar venir meno in alcun modo la sua energia,

la sua forza d’azione, in costui le forze dell’anima

possono svilupparsi nel modo più intenso e nella forma più libera.

È come se davanti all’anima cadessero al contempo

impedimenti su impedimenti, quando essa viene compenetrata sempre più da quell’atmosfera di dedizione di fronte agli eventi che fluiscono dal futuro.

La nostra evoluzione viene ostacolata dalla paura e dal timore

perché noi, attraverso le onde della paura e del timore,

respingiamo quello che il futuro vuole far entrare nella nostra anima.

La dedizione a ciò che viene chiamata “saggezza divina” presente negli eventi, la sicurezza che ciò che verrà deve essere e che,

in qualche direzione, darà frutti fecondi, l’evocazione di tale atmosfera nelle parole, nei sentimenti e nelle idee: questo è lo stato d’animo della preghiera di devozione.

Nella nostra epoca è veramente necessario

imparare a saper vivere con vera fiducia 

senza alcuna preventiva rassicurazione esistenziale, 

con la fiducia nell’aiuto sempre presente del mondo Spirituale.

In verità, affinché oggi il coraggio non venga meno, non resta che “divenire sovrani” nella nostra volontà con la giusta disciplina e cercare il risveglio interiore ogni mattina e ogni sera.

Sono arrivata ad un certo punto questa estate in cui mi sono detta: “dai ora sento che ho fatto grandi passi in fatto di controllo e fede” e proprio pochi giorni dopo, per un incidente che nemmeno impegnandosi si sarebbe riusciti ad ottenere un danno simile, mi sono ritrovata zoppa sul divano, costretta all’immobilità per 5/6 gg. Ora sì che dovevo affidarmi. Mi resi conto ben presto che la lezione non l’avevo ancora capita molto bene. Dovetti affidarmi in tutto, anche nella gestione della casa e non è stato semplice, per niente.

Anche la mia cicatrice mi ha insegnato tanto, era a forma di sette che in numerologia corrisponde al saggio che di affida, mentre il sette in ombra si chiama il controllore. Sta a noi scegliere da che parte stare.

Dopo una settimana la ferita si era pure riaperta e mi sono affidata alle mie conoscenze per curarmi da sola senza dover andare in ospedale per farmela richiudere, esperienza che avevo già vissuto con il terzo cesareo e che non volevo più ripetere.

Intanto che ero costretta sul divano e deposto le armi, ho letto parecchi libri, tra cui “vado e torno” consigliato da Paola. Il testo mi ha dato ulteriore voglia di affidarmi. Anche la conferenza di Steiner “Che cosa fa l’Angelo nel nostro corpo Astrale?” mi ha portato a coscienza di smettere di correre tutto il giorno per cose inutili e almeno un paio di volte al giorno stare in ascolto in silenzio o a meditare. L’aiuto del mondo spirituale, nella frenesia della vita, non riusciamo a sentire quanto ci sostenga tutti i giorni.

Se pensiamo al nostro angelo: lui scalpita per darci una mano, per sostenerci e darci delle immagini che ci aiutino a portare avanti progetti per noi ma anche per l’evoluzione dell’umanità, quindi è molto importante stare attenti.

In conclusione: siamo sicuramente noi gli autori della nostra vita, ma MAI SOLI E BEN ACCOMPAGNATI.

a cura di Charlotte Wooning